C’ era una volta in Sicilia uno splendido strumento di locomozione chiamato ferrovia, che affascinava i turisti per gli indimenticabili scorci che regalava, aiutava centinaia di pendolari che raggiungevano in orario fabbriche, scuole ed ogni altro luogo di lavoro e soprattutto consentiva alle aziende di poter trasferire le proprie merci, soprattutto quelle ingombranti, sottraendosi al giogo di un trasporto gommato impossibile per lentezza e costi. C’ era una volta ed oggi non c’ è più, perchè, nel frattempo, una classe dirigente distratta, e spesso connivente, ha consentivo ai vari fallimentari manager del gruppo di non prevedere alcun investimento sulle vecchie rotaie dell’ isola, ed addirittura di sopprimerne ampi tratti con la scusa di lavori di ammodernamento, non solo mai realizzati, ma spesso neanche seriamente programmati.
Oggi la rete ferroviaria siciliana è praticamente, unico caso in Italia, inesistente, e dove ancora conserva un minimo di funzionalità, di fatto non utilizzata per l’ esasperante lentezza e per l’ uso di treni più adeguati al ventesimo secolo che al ventunesimo.
Sono fuggite le aziende, sono fuggiti i passeggeri, sono addirittura scomparse le stazioni, ridotte a luogo di mero scambio o addirittura semplicemente cancellate con un colpo di penna dal dirigente di turno. Con esse è stata cancellata un pezzo di storia della nostra terra, sono stati cancellati i sacrifici di uomini che, da pionieri hanno fatto la ferrovia, in luoghi che spesso hanno rappresentato la storia di intere comunità che avevano proprio nella stazione ferroviaria uno dei pochi avamposti di modernità concessi a questo lembo di profondo sud.
Le annunciate ristrutturazioni e conversioni si sono trasformate in un autentico bluff, ed i posti di lavoro del diretto, ma anche e soprattutto dell’ indotto, vengono soppressi nel silenzio e nell’ indifferenza generale. I pochi, e spesso isolati dall’ opinione pubblica, che sono rimasti a gridare allo scandalo, vengono tacciati di catastrofismo o, peggio ancora, se ferrovieri, di voler curare il proprio orticello. Nel frattempo la questione è scomparsa dalle agende politiche ad ogni livello, anche su base locale, dove più forte dovrebbe essere la protesta con Presidenti e Sindaci a capo del movimento. Ma, si sa, la battaglia per la ferrovia è difficile, lunga e rende politicamente poco, oltre al rischio di mettersi contro il potente di turno che tutela e copre le scelte nefaste di manager che si succedono ad un ritmo talmente vorticoso che spesso non si è in grado di capire contro chi protestare. Dove sono in queste settimane il presidente della Provincia di Ragusa, il Sindaco di Modica o quello di Gela e Caltanissetta, mentre storiche tratte quali la Modica - Caltanissetta e viceversa, la Siracusa - Gela, essenziali mezzi di trasporto per i nostri pendolari, vengono soppresse con la scusa della mancata firma del contratto di servizio da parte della Regione? Quante proteste abbiamo sentito da parte dei nostri distratti deputati regionali, troppo affaccendati ad accapigliarsi per un posto letto in più o in meno in ospedali sempre meno efficienti, in cui la gente continua lo stesso, nonostante le riforme di facciata, a morire?
A queste domande siamo già rassegnati a non avere risposte serie, consapevoli che i pochi voti delle decine di operai che ogni mattina si alzavano prima dell’ alba per poter prendere il treno che li avrebbe condotti al petrolchimico di Gela o a Priolo, non fanno gola a nessuno, né purtroppo, fanno notizia sui giornali, dove è molto più proficuo dedicarsi alle decine di crisi amministrative sparse per l’ isola piuttosto che all’ ennesimo delitto consumato contro la nostra terra.
I marmi di Comiso, la pietra modicana, l’ ortofrutta di Scicli e Vittoria, i fiori della fascia trasformata, nel frattempo hanno ripreso a viaggiare a pieno regime sulle nostre arcaiche strade, intasando ancora di più arterie che da decenni attendono di essere raddoppiate ed alimentando un insopportabile traffico che porta con se solo smog e incidenti. I turisti che si erano abituati all’ innovazione del treno barocco, esaurito in ogni ordine di posti per tutta la durata del servizio, lo cercano oggi invano, perchè non credono a chi racconta loro che l’ unica tratta ferroviaria in attivo in Sicilia, è stata soppressa a causa del bisogno impellente di mezzi e uomini a Palermo, laddove magari sulle carrozze non sale nessuno, ma si evita il rischio di scontentare il potente di turno, che, come risaputo, è più potente a Palermo che a Ragusa.
L’ importante è che nessuno abbia più la faccia tosta di parlare di competitività e globalizzazione in una terra in cui non esiste, nel 2009, un solo chilometro di autostrada ed in cui non esistono più neanche le stazioni, rispetto ad un nord Italia in cui si litiga per la quarta corsia autostradale o perché l’ alta velocità ferroviaria non ha le giuste e desiderate frequenze.
Noi siamo tra quelli che non riteniamo la nostra terra in preda ad un disfacimento irrimediabile, ma siamo fortemente scettici sulla capacità di gran parte dell’ attuale classe dirigente di essere all’ altezza dell’ improbo compito di difendere questa provincia da un isolamento infrastrutturale senza precedenti, cui neanche la chimera dell’ aeroporto di Comiso saprà e potrà porre rimedio.
C’ era una volta la ferrovia in provincia di Ragusa……
E' un po' il tallone d' Achille del Sud Italia non avere adeguate infrastrutture!
Pubblicato da Alfredo Scafuri
Tratto dal sito http://www.ilgiornalediragusa.it
Most na Soci (Santa Lucia) - la stazione
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A Most na Soci il tempo sembra essersi fermato!!!
Foto scattate e pubblicate da Alfredo Scafuri
6 anni fa
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