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mercoledì 18 febbraio 2009

C’ era una volta la ferrovia …

C’ era una volta in Sicilia uno splendido strumento di locomozione chiamato ferrovia, che affascinava i turisti per gli indimenticabili scorci che regalava, aiutava centinaia di pendolari che raggiungevano in orario fabbriche, scuole ed ogni altro luogo di lavoro e soprattutto consentiva alle aziende di poter trasferire le proprie merci, soprattutto quelle ingombranti, sottraendosi al giogo di un trasporto gommato impossibile per lentezza e costi. C’ era una volta ed oggi non c’ è più, perchè, nel frattempo, una classe dirigente distratta, e spesso connivente, ha consentivo ai vari fallimentari manager del gruppo di non prevedere alcun investimento sulle vecchie rotaie dell’ isola, ed addirittura di sopprimerne ampi tratti con la scusa di lavori di ammodernamento, non solo mai realizzati, ma spesso neanche seriamente programmati.
Oggi la rete ferroviaria siciliana è praticamente, unico caso in Italia, inesistente, e dove ancora conserva un minimo di funzionalità, di fatto non utilizzata per l’ esasperante lentezza e per l’ uso di treni più adeguati al ventesimo secolo che al ventunesimo.
Sono fuggite le aziende, sono fuggiti i passeggeri, sono addirittura scomparse le stazioni, ridotte a luogo di mero scambio o addirittura semplicemente cancellate con un colpo di penna dal dirigente di turno. Con esse è stata cancellata un pezzo di storia della nostra terra, sono stati cancellati i sacrifici di uomini che, da pionieri hanno fatto la ferrovia, in luoghi che spesso hanno rappresentato la storia di intere comunità che avevano proprio nella stazione ferroviaria uno dei pochi avamposti di modernità concessi a questo lembo di profondo sud.
Le annunciate ristrutturazioni e conversioni si sono trasformate in un autentico bluff, ed i posti di lavoro del diretto, ma anche e soprattutto dell’ indotto, vengono soppressi nel silenzio e nell’ indifferenza generale. I pochi, e spesso isolati dall’ opinione pubblica, che sono rimasti a gridare allo scandalo, vengono tacciati di catastrofismo o, peggio ancora, se ferrovieri, di voler curare il proprio orticello. Nel frattempo la questione è scomparsa dalle agende politiche ad ogni livello, anche su base locale, dove più forte dovrebbe essere la protesta con Presidenti e Sindaci a capo del movimento. Ma, si sa, la battaglia per la ferrovia è difficile, lunga e rende politicamente poco, oltre al rischio di mettersi contro il potente di turno che tutela e copre le scelte nefaste di manager che si succedono ad un ritmo talmente vorticoso che spesso non si è in grado di capire contro chi protestare. Dove sono in queste settimane il presidente della Provincia di Ragusa, il Sindaco di Modica o quello di Gela e Caltanissetta, mentre storiche tratte quali la Modica - Caltanissetta e viceversa, la Siracusa - Gela, essenziali mezzi di trasporto per i nostri pendolari, vengono soppresse con la scusa della mancata firma del contratto di servizio da parte della Regione? Quante proteste abbiamo sentito da parte dei nostri distratti deputati regionali, troppo affaccendati ad accapigliarsi per un posto letto in più o in meno in ospedali sempre meno efficienti, in cui la gente continua lo stesso, nonostante le riforme di facciata, a morire?
A queste domande siamo già rassegnati a non avere risposte serie, consapevoli che i pochi voti delle decine di operai che ogni mattina si alzavano prima dell’ alba per poter prendere il treno che li avrebbe condotti al petrolchimico di Gela o a Priolo, non fanno gola a nessuno, né purtroppo, fanno notizia sui giornali, dove è molto più proficuo dedicarsi alle decine di crisi amministrative sparse per l’ isola piuttosto che all’ ennesimo delitto consumato contro la nostra terra.
I marmi di Comiso, la pietra modicana, l’ ortofrutta di Scicli e Vittoria, i fiori della fascia trasformata, nel frattempo hanno ripreso a viaggiare a pieno regime sulle nostre arcaiche strade, intasando ancora di più arterie che da decenni attendono di essere raddoppiate ed alimentando un insopportabile traffico che porta con se solo smog e incidenti. I turisti che si erano abituati all’ innovazione del treno barocco, esaurito in ogni ordine di posti per tutta la durata del servizio, lo cercano oggi invano, perchè non credono a chi racconta loro che l’ unica tratta ferroviaria in attivo in Sicilia, è stata soppressa a causa del bisogno impellente di mezzi e uomini a Palermo, laddove magari sulle carrozze non sale nessuno, ma si evita il rischio di scontentare il potente di turno, che, come risaputo, è più potente a Palermo che a Ragusa.
L’ importante è che nessuno abbia più la faccia tosta di parlare di competitività e globalizzazione in una terra in cui non esiste, nel 2009, un solo chilometro di autostrada ed in cui non esistono più neanche le stazioni, rispetto ad un nord Italia in cui si litiga per la quarta corsia autostradale o perché l’ alta velocità ferroviaria non ha le giuste e desiderate frequenze.
Noi siamo tra quelli che non riteniamo la nostra terra in preda ad un disfacimento irrimediabile, ma siamo fortemente scettici sulla capacità di gran parte dell’ attuale classe dirigente di essere all’ altezza dell’ improbo compito di difendere questa provincia da un isolamento infrastrutturale senza precedenti, cui neanche la chimera dell’ aeroporto di Comiso saprà e potrà porre rimedio.
C’ era una volta la ferrovia in provincia di Ragusa……

E' un po' il tallone d' Achille del Sud Italia non avere adeguate infrastrutture!
Pubblicato da Alfredo Scafuri
Tratto dal sito http://www.ilgiornalediragusa.it

mercoledì 11 febbraio 2009

C’ era una volta il piacere d’ incontrarsi…..

C’ era una volta il piacere di incontrarsi, stringersi la mano, guardarsi negli occhi quando ci si parla, abbracciare un amico, persino litigarci, ma sempre viso a viso, al massimo per telefono, se proprio la distanza lo imponeva. Oggi tutto questo non esiste più, soprattutto tra i più giovani, dato che e-mail, sms, cellulari hanno sostituito ogni tipo di contatto umano, trasformandolo in un gioioso ricordo esercitato ancora da pochi trogloditi che hanno scarsa dimestichezza con computers e telefonini.
Fino a pochi mesi fa però, se almeno volevi fare amicizia con un nuovo amico, o più semplicemente se volevi trovare una fidanzata con cui cambiare l’ attuale, eri costretto ad uscire, a rapportarti, a guardare negli occhi qualcuno. Anche a questo la tecnologia ha però posto rimedio: oggi c’ è facebook che ti permette di conoscere nuovi amici e tenerti in contatto con i vecchi senza muoverti dal divano di casa tua e senza essere costretto a gioire, piangere, scappare sotto la pioggia dopo un litigio. Tutto viene anestetizzato tramite il computer, compresi i sentimenti e le emozioni più intime, reso anonimo dal filtro telematico e tuttalpiù personalizzato da una foto di 10 anni fa che ci fa apparire non come siamo ma come vorremmo essere, anche, se necessario, con l’ aiuto di photoshop, grazie al quale, con un ritocchino qui ed uno la, tutti sono giovani belli e appetibili da contattare. Nessuno si sognerà mai di mettere sul proprio profilo la foto di quando ci alziamo la mattina, di quando abbiamo pianto l’ ultima volta per amore, di quando abbiamo sorriso giocando con i nostri figli, e persino di quando ci siamo arrabbiati per il risultato della squadra del cuore.In rete, sul mondo virtuale, andrà in onda solo la nostra faccia migliore, non importa se vera, datata, ritoccata o manipolata; l’ unica cosa che mancherà sarà il nostro cuore, i sentimenti, le lacrime di una vita, ed anche i nostri difetti, per i quali gli amici veri, quelli conosciuti a scuola e non su facebook, ci perdonano e spesso ci vogliono anche bene.
Abbiamo il dovere morale di spiegare a ciascuno dei nostri figli, dei nostri giovani, ad ognuno dei ragazzi che saranno gli uomini e le donne di domani, che la realtà non è fatta di e-mail, sms e facebook, ma che al contrario è una ragnatela essenziale e insostituibile di rapporti umani, che ci accompagneranno dal primo giorno in cui sorrideremo ad un altro essere vivente fino alla nostra morte, che faranno di noi uomini giusti o cattive persone, che ci faranno innamorare e disperare, che ci regaleranno spalle su cui piangere ed abbracci per cui sorridere.Bisogna avere la pazienza ed il coraggio di raccontare ai nostri bambini che un computer si potrà anche guastare, che potrà andare in tilt la rete, che ci potrà non essere campo per i telefonini, ma che non ci sarà mai un giorno della nostra vita in cui non avremo bisogno degli altri, in cui non cercheremo e daremo contatti umani, in cui non proveremo rabbia ed amore, senza bisogno di collegare prese o di cercare disperatamente di caricare la batteria, perché l’ unica batteria necessaria per vivere ce l’ abbiamo dentro e non si esaurisce mai finché viviamo. Tutto ciò non dovrà mai giustificare la scelta di ignorare come la tecnologia abbia cambiato le nostre vite, e spesso in meglio, perché grazie ad essa viviamo di più e meglio, perché tutti, a prescindere dall’ essere ricchi e poveri, possono sapere, conoscere e mettersi in contatto con il mondo intero, perché milioni di madri non vivono più nell’ angoscia di non sapere dove sono i propri figli, e perché se hai bisogno di aiuto puoi stare certo che ti salveranno in un quarto del tempo che sarebbe stato necessario 20 anni fa.
Dobbiamo saper vivere con la tecnologia, saperla utilizzare e non farci utilizzare, piegarla alle necessità di ogni giorno ma vivere lo stesso quel giorno senza delegarlo ad una macchina, e soprattutto possiamo pure utilizzare un computer per parlare con un amico lontano, o per ritrovare una persona che non vedevamo da tanto tempo, ma, per favore, non lasciamo credere ai nostri ragazzi che una mail o un messaggio siano la stessa cosa di una lacrima, un sorriso o un abbraccio.
C’ era una volta il piacere di incontrarsi…….

Pubblicato da Alfredo Scafuri
Tratto dal sito http://www.ilgiornalediragusa.it