L’ attuale territorio del Comune di Pellezzano ha vissuto tutta la storia del Meridione, dalla civiltà degli Etruschi a quella greco -
lucana, come dimostra il complesso archeologico di Fratte, dall’ avvento dei Picentini alla dominazione romana, come testimoniano la villa romana di Sava ed i vari rinvenimenti in tutta la valle, dalle invasioni barbariche alle incursioni saracene, dalla dominazione longobarda a quella borbonica.
Col passare dei secoli in queste terre si erano formati cinque distinti Casali incorporati nell’ Università di Salerno (Università si diceva allora in luogo di Comune).
L’ origine di questi Casali è da collegarsi alle guerre gotico-bizantine, alle incursioni barbariche ed alle lotte longobarde e normanne, quando, per ragioni di sicurezza, gli abitanti della costa trovarono rifugio nell’ entroterra ricco di boschi e di anfratti. I Casali pagavano all’ Università di Salerno tasse salate, senza avere concreti vantaggi.
Da un bilancio dell’ anno 1472 si rileva che l’ Università aveva stanziato per i Casali la irrisoria somma di 15 ducati e 3 canini, per cui essi erano costretti a provvedere a proprie spese alle opere di pubblica utilità. Principalmente per questo motivo fu inoltrata una istanza per la separazione dall’ Università. L’ istanza venne accolta dal Consiglio di Intendenza della Provincia e
nel dicembre del 1819 nacque il Comune di Pellezzano.
Prevalentemente agricolo in passato, con notevole attività anche nella pastorizia, Pellezzano ha visto nascere e svilupparsi l’ arte qualificata della lana e della concia delle pelli. E’ indicativo che nello stemma del Comune sia raffigurata una pecora su un pettine. Oggi l’ attività agricola è notevolmente ridotta e l’ arte della lana è scomparsa del tutto, ma c’ è una grossa presenza di
imprese di costruzioni, soprattutto dopo il sisma del 1980, una marcata presenza artigianale ed industriale nei settori del legno, del marmo e del ferro e numerose attività commerciali.
Il Comune è diviso in cinque frazioni: Pellezzano Capoluogo, Capezzano, Cologna, Coperchia e Capriglia.
DA VEDERE
Chiesa di Sant’ Anna in Pellezzano Capoluogo
Chiesa di Capriglia con il suo bel campanile
Chiesa di San Nicola di Bari a Coperchia
Un discorso a parte merita l’ Eremo dello Spirito Santo sulla collina omonima tra Capriglia e Pellezzano, di antica costruzione, forse perfino medievale. Fu Convento degli Agostiniani di Collereto. Attualmente è completamente ristrutturato.
EVENTI E MANIFESTAZIONI
Famosa a Pellezzano la sagra del Sciusciello, un particolare pane dal sapore squisito con imbottitura di salame e prosciutto
Sagra degli gnocchi a Coperchia
Sagra della “Sfiziosella”, una pizza con salame piccante a Capriglia
Pubblicato da Alfredo Scafuri
Informazioni storiche tratte da "SEGUENDO ULISSE" SITO: http://www.turismocampania.net/localita/pellezzano/pellezzano.htm
martedì 29 aprile 2008
CENNI STORICI SUL COMUNE DI PELLEZZANO
giovedì 24 aprile 2008
PARCO URBANO DELL' IRNO: LA NOSTRA FOGNA A CIELO APERTO
Nel mese di ottobre 2007 (venerdì 12), mentre costeggiavo i laghetti (così vengono appellate comunemente le vasche di decantazione che istituzionalmente costituiscono il "Parco Urbano dell' Irno", al confine tra i comuni di Pellezzano e Baronissi), mi accorgo che vi è qualcosa di anomalo: una schiuma bianca attira la mia attenzione!
Dopo averci riflettuto un po', prendo il cellulare e chiamo il 1515 (Corpo Forestale), al cui operatore lascio le informazioni che mi vengono richieste. Mi richiamano dal centro più vicino per meglio organizzarsi!
Il lunedì successivo (15 ottobre) leggo su un giornale locale che sia il Corpo Forestale che le guardie venatorie erano intervenuti per gli opportuni prelievi, che avrebbero dovuto portare a scoprire l' origine di quella schiuma, altri ne furono fatti durante quella settimana.
Si scopre così che vi era stato sversato liquame proveniente dal collettore generale fogne, causa lavori di manutenzione, ed il tutto era stato trasformato in un enorme fogna a cielo aperto: sversamento che è durato almeno fino a dicembre.
Lì vi erano stati immessi pesci d' acqua dolce, da parte di gente locale appassionata di pesca, pesci che, date le condizioni, si erano riprodotti in gran numero. Così come avevano trovato le condizioni favorevoli: degli aironi, che nidificano in zona sugli alberi (pioppi) prospicienti tali laghetti, delle oche, da cortile ma liberate vicino all' acqua, gallinelle d' acqua e non raramente si vedeva qualche martin pescatore.
Circa una settimana dopo la mia chiamata (ma il tutto, secondo quanto sono venuto a conoscenza, era iniziato giovedì 11 ottobre), la Protezione Civile locale interviene per pulire la superficie dei laghetti, a causa della moria di pesci.
Non bastavano i problemi!
Già durante la loro costruzione, violente pioggie hanno portato ad un ingrossamento sproporzionato del fiume Irno (grazie anche agli ostacoli incontrati) e che causò l' allagamento di Corso Vittorio Emanuele a Salerno; poi l' uso di sostanze chimiche portò, circa due anni prima, ad una prima moria di pesci (sostanze di dubbia legalità, usate per distruggere le "lentiggini", fiori dei pioppi, piante che trovano posto al centro dei laghetti); ultima situazione, ma peggiore in termini di distruzione ambientale, quella appena descritta.
A tutto ciò però va aggiunta l' esplosione del numero di zanzare, che in estate si avverte abbastanza (media uccisioni: 20 a notte prima di potersi addormentare con una certa "tranquillità"), ma che è resa più grave dal fatto che in zona si è avuta una moria di cani dovuta alla leishmaniosi.
Tale malattia è mortale per i cani, ma può esserlo anche per l' uomo; secondo ricerche fatte su internet, tale malattia si può trasmettere per contatto (cioè se una persona entra in contatto col sangue di un cane infetto) oppure tramite vettore (un insetto che trasporta il virus da un soggetto infetto ad uno sano).
Le comuni zanzare possono essere vettori di tale malattia: la trasmissione può avvenire da animale ad animale o da animale all' uomo!
Pubblicato da Alfredo Scafuri